02. Gesù e il fico - Zona Pastorale Borgo Panigale e Lungo Reno | Arcidiocesi di Bologna

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02. Gesù e il fico

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Quando nei racconti evangelici compare l’albero del fico ci si trova davanti a situazioni inattese, Gesù si comporta in modo estremo, accadono avvenimenti sconvolgenti.
Che cos’ha di così particolare quest’albero per Gesù?
L’albero, nel lessico biblico, rappresenta non soltanto una pianta, un vegetale, ma soprattutto è immagine di un ragionamento, di una conoscenza, del risultato d’una meditazione. Ha delle radici che ne costituiscono i presupposti di partenza, si sviluppa in un tronco principale che è l’argomento base, si apre nei rami che sono le varie considerazioni, genera foglie e frutti che sono le sue conclusioni.
Ne sono chiari esempi: l’albero della conoscenza del bene e del male (Gen 2, 17) o l’albero della vita (Ap 22, 2) in cui è evidente che non si parla veramente del regno vegetale.
Perfino il Regno di Dio è paragonato all’alberello di senapa che sorge dal seme più piccolo che ci sia (Mc 4, 30-32; Lc 13, 18-19; Mt 13, 31-32: la nostra fede è sempre piccola se paragonata a ciò in cui siamo chiamai a credere, la vita eterna, la resurrezione dei morti, ecc. ecc.)
Cos’ha allora di così particolare l’albero di fico? Nella cultura ebraica rappresenta la ricerca sincera di Dio, potremmo dire rappresenta la teologia, lo sforzo umano di comprendere quanto più gli è possibile della sua relazione con Dio.
Il fico è un albero grande, con molti rami su cui ci si arrampica con difficoltà perché sono fragili, ha molte foglie grandi che nascondono i frutti, che però sono i più dolci di tutti e la loro ricerca vale lo sforzo da compiere.
 
Gv 1, 43 “43 Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: “Seguimi!”.44 Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro. 45 Filippo trovò Natanaele e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret”. 46 Natanaele gli disse: “Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: ”Vieni e vedi”. 47 Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. 48 Natanaele gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”. 49 Gli replicò Natanaele: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele”.
Parabole del fico sterile

Lc 13, 6-9 6 Diceva anche questa parabola: “Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”
8 Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9 Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”.
 
Mt 21, 18-22 18 La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. 19 Vedendo un albero di fichi lungo la strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: “Mai più in eterno nasca un frutto da te!” e subito il fico si seccò. 20 Vedendo ciò, i discepoli rimasero stupiti e dissero: “Come mai l’albero di fichi è seccato in un istante?”. 21 Rispose loro Gesù: “In verità io vi dico: se avete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che ho fatto a quest’albero, ma, anche se direte a questo monte: “Levati e gettati nel mare”, ciò avverrà.
 
Mc 11, 12-14.20 12 La mattina seguente, mentre uscivano da Betania, ebbe fame. 13 Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa, ma quando vi giunse vicino non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi.
14 Rivolto all’albero disse. “Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!”. E i suoi discepoli l’udirono.
(Venditori cacciati dal tempio 15-19)
20 La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici.
 
Occorre corrispondere alla Parola che si presenta a noi attraverso il suo annuncio, la sua lettura, la sua meditazione.
Essa è carica di una forza d’amore tale che non restarne mai colpiti, non essere mai attratti dal suo fascino che si manifesta nella “presenza di Gesù affamato” che si ferma davanti a me per cercare di provocare la mia risposta al suo amore, allora significa non credergli, non voler cedergli, non accettare quel che pur si comprende almeno in parte, una comprensione che seppur minima è sempre sufficiente a far pensare a prospettive di grande respiro.
Non voler corrispondere è per l’uomo come quel che accade all’albero se diventa secco dalle radici alla punta dei rami, non fruttificherà mai più, significa quindi auto-togliersi dalla “vita”.
 
Le varianti:
Lc. Il tempo della perseveranza e della fiducia (ancora tre anni ...)
Mt. La Parola se accolta genera la fede.
Mc. “Non è la stagione”. Non cerca fichi materiali, cerca fichi “spirituali” e per essi è sempre il tempo “giusto” quando si è davanti a Gesù che mi ama.
Ez 17, 24
Sapranno tutti gli alberi della foresta
che io sono il Signore,
che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso,
faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco.
Io, il Signore, ho parlato e lo farò.
Mi 7, 1
Ahimè! Sono diventato
Come uno spigolatore d’estate,
come un racimolatore dopo la vendemmia!
Non un grappolo da mangiare,
non un fico per la mia voglia.
L’uomo pio è scomparso dalla terra!
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