03. L’incontro con i discepoli
La zona pastorale > Ambito catechesi
Mt. 28
8 Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.
9 Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.
10 Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno".
9 Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.
10 Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno".
[11-15 Episodio della falsa notizia del furto del corpo come scusa per “coprire” la resurrezione.]
16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,
20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,
20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Ma perché Gesù per farsi rivedere, per incontrare di nuovo i discepoli dopo la resurrezione, per far festa con loro dopo che il suo sacrificio personale ha avuto successo, dice loro di andare in Galilea cioè a ben 150 chilometri da Gerusalemme, addirittura fuori dalle terre dell’Israele ufficiale, non faceva meglio a incontrali direttamente lì?
Ma perché i discepoli non solamente vanno fino in Galilea, ma addirittura su un monte? Gesù non aveva detto così, però il vangelo ora dice “sul monte che Gesù aveva loro fissato”, ma quale, ma quando?
Però la cosa più paradossale è che quando, finalmente, dopo aver fatto 150 Km per obbedire all’appuntamento ricevuto da Gesù e dopo aver ritenuto anche opportuno “salire su un monte”, alcuni dei discepoli si prostrano davanti a Lui ma, in cuor loro, dubitavano ancora di Lui!Però, Gesù non scarta nessuno degli “undici” e li manda tutti ad ammaestrare le nazioni!
Ma che senso ha questo racconto così scombinato che descrive un momento tanto importante e che si conclude con il mandato solenne di Cristo ai discepoli (undici senza nome, cioè tutti i cristiani di tutti i tempi) e con la promessa rasserenante della sua presenza-assistenza perenne al nostro fianco?Se non si risolvono questi quesiti, questo brano è incomprensibile, se si prendono tutti i suoi termini per il solo loro significato letterale questo brano resta un enigma illogico! Allora la sola via di lettura possibile che resta è quella del discorso simbolico.
Simbolici possono essere intesi molti termini: donne, undici discepoli, andare in Galilea, sul monte, ammaestrare, tutte le nazioni.
Simbolica è in generale la situazione rappresentata nel racconto: mentre gli undici obbedendo a Gesù faticano per andare in Galilea su un monte, quel mondo, a cui infine verranno inviati, trama contro Gesù e la sua resurrezione di salvezza universale.
Proviamo a leggere le parole in un altro modo tenendo presente che i personaggi del racconto, a parte Gesù, non hanno nomi propri per cui “siamo noi”.
Donne. Solo le donne possono vedere Gesù risorto (Maria di Magdala e l’altra Maria in Mt; Maria di Magdala e Maria di Giacomo e Salome in Mc; le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe, esse osservarono la tomba ... Poi tornarono indietro e prepararono oli profumati ... Il primo giorno dopo il sabato di buon mattino ... in Lc; Nel giorno dopo il sabato Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino ... in Gv).
Ma, se queste donne (Maria di Magdala, che è la presenza dominante, è la discepola perfetta che ha corrisposto al Signore vedi Gv 11 e 12) rappresentano tutti i cristiani davanti al mistero della resurrezione, sono donne “femmine” o cos’altro? Che cos’è ora di nostro che è di fronte al mistero della resurrezione e lo “vede”? La nostra parte spirituale che ha fede in Gesù Cristo, che ha accolto la mozione del Padre a credere nel Figlio, solo lei, pur in una misura parziale ma sufficiente per ciascuno di per essere convincente, può “vedere” nel mistero e cogliere la certezza della resurrezione.
Undici discepoli. Siamo ancora noi, la Chiesa, il Corpo mistico di Cristo che opera nel mondo, un Corpo di cui ciascun battezzato fa parte integrale e che da ogni suo singolo componente è pienamente rappresentato, sia pur con una gradualità differente. Siccome la Chiesa è chiamata ad agire e chi agisce è la persona nella sua totalità, ma lo fa attraverso il suo corpo fisico e i suoi attributi, è a quest’insieme di mie doti personali fisiche e morali che la mia parte spirituale annuncia di credere alla resurrezione e di corrisponderle. C’è una sorta di passaggio tra la fede interiore e la vita pratica.
Andare in Galilea. Se la parte spirituale può “credere-vedere il Risorto” anche in un attimo, basta che ascolti il Padre che la invita ad aver fiducia nel Figlio, la persona intera ha bisogno di fare un viaggio, di “fare un’esperienza” di fede. Così come una fotografia è solo una rappresentazione, magari accurata, di una persona, ma non è la persona stessa, così la fede non è solo un’idea, un’emozione, un impulso; è necessario viverla in concreto, sperimentarla, è indispensabile vivere il suo messaggio nel mondo altrimenti la fede resta solo una crisalide che non diventa farfalla.
Sul monte. Il messaggio di Gesù invita ad una crescita, ad una salita, non solo nel sempre meglio conoscerlo (Sacramenti, Parola, dottrina cristiana), ma nel sempre meglio “riconoscerlo” nel prossimo, faticare nel salire la scala dell’amore seguendo, sopportando anche i nostri limiti, il suo esempio.
Alcuni dubitavano. Il viaggio in Galilea e la salita sul monte sono accompagnati, circondati, limitati, dalle nostre incertezze, i nostri momenti di scoramento, quando ci sembra che proprio non ce la possiamo fare perché le difficoltà sembrano avere la meglio e la fatica può coglierci in tutti punti del cammino, anche alla fine, quando crediamo d’aver ormai ben allenato i muscoli e raggiunto la meta. Occorre sempre reagire, le prove fanno parte del cammino.
Ammaestrare. Il cammino e la salita non sono solo un nostro patrimonio personale, ma sono soprattutto un fraterno contributo d’aiuto che noi possiamo dare al prossimo, con dolcezza e misura.
Tutte le nazioni. Nessuno c’è estraneo, e anche se tutti non lo sanno con chiarezza, tutti sono in cammino per la Galilea e per salire sul monte per incontrare Cristo risorto. Questo è il piano del Padre, che è Padre universale.