11. Il lebbroso
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Mc. 1
40 Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!".
41 Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!".
42 Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.
43 E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:
44 "Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro".
45 Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
Continuando a cercar di imparar come comprendere le immagini che spesso il vangelo ci propone ne incontriamo oggi una di tipo diverso da quelle che abbiamo conosciuto in precedenza.
Sono “immagini” che non appaiono immediatamente evidenti come tali alla lettura del vangelo, perché si celano dietro o dentro episodi che hanno una lettura molto semplice e diretta, ciò che raccontano è compiuto e ben comprensibile secondo il senso letterale del testo, non ci sono indizi che possano suggerire che nascondano, tra le righe, un secondo e più importante significato.
Molto spesso il motivo di ciò è dovuto al fatto che la nostra lettura è fatta partendo dalla civiltà europea del terzo millennio, dalla nostra cultura, mentre invece per cogliere il senso del racconto occorre rifarsi alla cultura e all’ambiente che accolse Gesù.
Allora la lebbra non era considerata una grave malattia, era una punizione di Dio per i peccati, dire “lebbroso” era come dire “peccatore punito”.
Il lebbroso era un isolato, viveva al di fuori di ogni gruppo sociale, era senza famiglia, senza casa, senza possibilità di culto, era un impuro che la sua religione aveva allontanato da tutto e da tutti, condannandolo ad una sorta di esilio.
Poteva essere riammesso nella società solo se un sacerdote ne constatava la guarigione, guarigione che dipendeva dal perdono di Dio, ma il lebbroso nel tempio a pregare non ci poteva andare e dunque era in un vicolo cieco, perché YHWH era solo nel tempio.
Questo Gesù lo sa benissimo, come pure sa che la legge proibisce di toccare il lebbroso e che un lebbroso non deve avvicinarsi ad un’altra persona.
Nel racconto del vangelo, primo capitolo del vangelo di Mc quindi subito al suo inizio, la legge viene sovvertita. Il lebbroso avvicina Gesù mentre non dovrebbe e, Gesù, invece di allontanarlo e sgridarlo, si commuove.
E non basta ancora, Gesù lo tocca! Contravviene alla legge di Mosè!
Non ce ne sarebbe stato bisogno, se lo voleva guarire Gesù poteva farlo anche solo dicendogli: “Sii guarito”.
Nella Bibbia di Gerusalemme invece del verbo “guarire” si usa il verbo “purificare”. Il lebbroso chiede non di guarire ma, d’essere purificato e Gesù, toccandolo, gli risponde: “Lo voglio, sii purificato”. Questa traduzione è più aderente al testo originale, al significato che Marco intende dare all’episodio.
Il lebbroso chiede soprattutto d’essere riammesso al culto, chiede di poter essere riammesso al rapporto con Dio.
Il gesto e la risposta di Gesù generano un immediato effetto: “Subito la lebbra scomparve da lui e fu purificato”.
Allora cosa sta insinuando Marco nel suo racconto, che dobbiamo essere contenti che Gesù sa fare i miracoli e in vita sua ha guarito un solo lebbroso, o c’è dell’altro? Qualcosa che ci tocca tutti?
Il racconto dice che Dio non tollera che ci siano leggi che discriminano le persone e, in nome suo, le tengono lontane da lui.
Non esiste una condizione di impurità che, in nome della religione, della morale, o di qualunque altro motivo, causi l’interruzione della relazione con Dio.
Il lebbroso pensava così, si sentiva un peccatore allontanato da Dio, Gesù con il suo comportamento dice, non è vero, ti sbagli. Non c’è nessuna persona che è allontanata da Dio per la sua condizione sociale, il suo atteggiamento morale, il suo credo religioso, nulla separa dall’amore di Dio!
Letto così il miracolo di Gesù non ha più il riferimento storico ad un avvenimento preciso e unico, ma riguarda l’esistenza di ogni persona.
Nessuno può pensare che si possa giudicare qualcuno talmente “peccatore” da essere considerato un “senza Dio”. Ma anche, nessuno può pensarsi talmente peccatore, da essere separato dall’amore di Dio.Solo chi vive nell’odio si separa dall’amore. Per questo occorre sempre perdonare.