12. Il canto del gallo - Zona Pastorale Borgo Panigale e Lungo Reno | Arcidiocesi di Bologna

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12. Il canto del gallo

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Mc. 14

26 E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
27 Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:
Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.
28 Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".
29 Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò".
30 Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte".
31 Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.
 

Sarà dentro il cortile del sommo sacerdote che, durante l’interrogatorio di Gesù, Pietro lo rinnegherà e il canto del gallo risuonerà.
 
Il gallo e le galline erano considerati degli animali che generavano impurità, perché razzolando e cibandosi di vermi lasciavano attorno a loro tracce di animali morti e molto sporco. Chi ha frequentato qualche volta un pollaio sa perfettamente quel che vi regna.
 
Per questo motivo è molto improbabile che a casa del sommo sacerdote, cioè all’interno dell’area sacra del Tempio di Gerusalemme, vi fosse veramente un pollaio con annesso gallo.
 
Il sommo sacerdote doveva evitare in ogni modo di perdere il suo stato di purità rituale, è quindi molto improbabile che nelle vicinanze del suo alloggio vi fosse una possibile nota causa di contaminazione.
 
Allora a cosa può aver alluso Gesù? Il suo arresto avviene di notte, appena dopo che i discepoli vinti dal sonno non avevano saputo accompagnarlo nella preghiera all’orto degli ulivi. Solo dopo il rinnegamento di Pietro il racconto di Marco parla di “mattino” e racconta l’invio a Pilato di Gesù. Quindi il tradimento di Pietro avviene verso la fine della notte.
 
Verso la fine della notte, al termine del terzo turno delle sentinelle romane che va dalle tre di notte a prima dell’alba, ed è chiamata proprio “il canto del gallo”, suonava una tromba detta lei pure “il gallo” che segnalava il termine della veglia notturna e la imminente ripresa delle attività giornaliere.
 
Sempre appena dopo l’alba, questa volta nel tempio, cominciavano i riti quotidiani attraverso preghiere di benedizione recitate dal popolo raccolto nel cortile.
 

La prima preghiera cominciava cosi:
 
«O Dio mio, l’anima che Tu mi hai dato è pura. Tu la creasti, Tu la inspirasti in me. Tu la conservi entro di me. Tu la riprenderai e me la restituirai in un tempo futuro. Finché quest’anima sarà entro di me, io Ti renderò omaggio, o Signore Dio mio e Dio dei miei padri.
Benedetto sii Tu, o Signore, che restituisci le anime ai corpi morti. Benedetto sii Tu, o Signore, Dio nostro, Re del mondo, che hai dato al gallo il discernimento per distinguere il giorno dalla notte.
 
Forse il Signore allude a queste due “manifestazioni di un gallo”, diverse nel loro scopo ma quasi simultanee, che segnavano l’inizio “ufficiale” del giorno della sua passione, per dire a Pietro che già prima di allora lo avrebbe tradito. Forse il Signore sta pregando proprio così il Padre.
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