19. La via del Signore - Zona Pastorale Borgo Panigale e Lungo Reno | Arcidiocesi di Bologna

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19. La via del Signore

La zona pastorale > Ambito catechesi
Lc. 3

1 Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène,
2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
3 Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati,
4 com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5 Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
 
 

Innanzi tutto l’evangelista pone una serie precisa e ampia di riferimenti storici, lo fa allo scopo di far comprendere al suo lettore/ascoltatore che quanto profetizzò Isaia (Is 40, 3-5) 750 anni a C. si realizza realmente ai tempi di Giovanni il Battista.    
 
Il testo di Isaia è richiamato solo dall’evangelista Luca per intero.
 
È l’annuncio del ritorno a Gerusalemme del Signore, assieme al suo popolo, dopo l’esperienza tragica dell’esilio babilonese.
 
Il popolo di Dio è invitato a rallegrarsi, perché il Signore, come un pastore che raccoglie le sue pecore, lo ricondurrà  nella sua terra precedendolo nel cammino.
 
Nel vangelo, invece, la voce che grida è quella di Giovanni il Battista e la via che gli uomini dovranno preparare è la loro anima.
 
Il testo che in Isaia indicava un cammino sicuro, lieto e senza ostacoli, nel Vangelo diventa un richiamo spirituale a compiere una revisione della nostra vita affinché in essa possa entrare il Signore.
 
Per questo motivo le varie metafore usate da Isaia ora devono assumere un significato concreto.
 
“Raddrizzare i sentieri” significa essere sinceri con sé stessi. Solo un atteggiamento di sincerità, ove non si cercano scuse per le proprie colpe, può permettere al Signore di entrare nella nostra vita.
 
Il testo parla di burroni da riempire e colli da abbassare, sono da intendersi le nostre omissioni, il disimpegno, il rinviare sempre a dopo la revisione della vita, e anche la nostra superbia che non lascia spazio al Signore nella nostra vita e la riempie di tanti altri pensieri.
 

La tortuosità del cammino fa pensare all’incostanza di chi vive senza fermezza spirituale e continuamente rischia di finire fuori dalla vera strada.
 
I “luoghi impervi” sono quelle zone della nostra vita che risultano impraticabili, umanamente impraticabili, perché da esse abbiamo lasciato il Signore completamente fuori.
 
 
Le stesse parole che erano rassicuranti nella profezia di Isaia ora suonano come un sincero e serio invito alla persona umana per un impegno particolare e attento a far entrare davvero il Signore nella sua vita.
 
 
Occorre guardare all’insegnamento di questo brano evangelico senza pedanteria, senza irrigidirsi solo sui suoi vari simboli, ma osservarlo nell’insieme.
 
Esso ci offre un insegnamento prezioso: nella vita di ognuno di noi, che pur ci sentiamo “buoni”, c’è sempre motivo di esaminare la coscienza.
 
Occorre sempre porsi la domanda: “Che cosa impedisce una costante presenza di Dio nella mia vita?”.
 
La fede in Lui non è un rapporto sentimentale, ma è una relazione personale che avviene alla luce del vangelo. Non basta dirgli che gli vogliamo bene, occorre accoglierlo come maestro, costruendo una vita che rispecchi la sua parola e non i nostri pensieri.
 
 
Ritornando alla profezia di Isaia occorre che seguiamo il Signore nostro pastore se vogliamo veramente ritornare a Gerusalemme (il cielo) dopo l’esilio a Babilonia (la vita terrena).    
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