21. A chi ha sarà dato ... - Zona Pastorale Borgo Panigale e Lungo Reno | Arcidiocesi di Bologna

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21. A chi ha sarà dato ...

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Mt. 25

29 Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.

Un versetto del vangelo di Matteo che sembra un quesito della “Settimana enigmistica”.
 
Cosa vorrà dire dare a chi ha già, e soprattutto come si può togliere a qualcuno ciò che nemmeno ha mai posseduto?
 

Sembra una frase che giustifica, addirittura, l’ingiustizia sociale; chi già possiede accumula ancora di più e chi non ha nulla non riesce mai ad avere qualcosa. Come mai è nel vangelo una frase simile?
 
 
Il senso di queste strane affermazioni lo si comprende solo se si prende in considerazione dove questa frase è collocata, cosa la precede nel racconto evangelico.

Mt. 25, 19 Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. .... La parabola dei talenti.
 
Che è preceduta in Mt 24, 45 da: Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo al tempo debito ... La parabola del maggiordomo.
 
 
In ambedue le parabole ci si trova davanti a due possibili atteggiamenti: nella prima far fruttare i talenti o sotterrarli, oppure, nella seconda, servire lealmente il padrone o, in sua assenza, percuotere gli altri servi e ubriacarsi.
 
 
Un atteggiamento secondo quanto il padrone desidera, cioè l’iniziativa e l’intraprendenza al suo servizio,  oppure, uno contrario alle sue attese, cioè la pigrizia o il sopruso.
 
 
La vita cristiana non equivale a un quieto vivere, a un comodo riposo, e ancor meno accetta la possibilità di dare adito in suo nome a qualsiasi sopruso.
 
La vita cristiana è, nella sua verità più profonda, il banco di prova per la futura destinazione definitiva.
 

Chi ha saputo usare i doni ricevuti, chi si è impegnato fattivamente per il Regno di Dio, riceverà sin d’ora responsabilità maggiori. Chi è stato apatico e infingardo, chi ha sfruttato la situazione come una pianta saprofita, come l’edera una quercia, rendendo così infruttuosi i doni di Dio, non merita più la fiducia ed è giusto che i suoi talenti passino a chi si impegna.
 
 
La frase allora risulta chiara: siamo invitati a investire con sollecitudine le nostre energie e le nostre risorse umane e intellettuali per lo sviluppo e il progresso del Regno di Dio sulla terra.
 
Si comprende allora pienamente che la frase del vangelo non è avvicinabile a nessuna forma di ingiustizia, non premia chi ha e punisce chi non ha, anzi sollecita chi ha a metterlo a diposizione di tutti e indica con chiarezza l’errore di non vuol farlo.
 
 
Fra le due parabole che ho ricordato, il vangelo inserisce la parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte, la cui stoltezza è quella di partecipare a una festa di cui non capiscono nulla e sono sempre fuori tempo e fuori luogo. Proprio come i cristiani che vivacchiano restando ai margini senza impegnarsi mai in quella vita cristiana che è la prova generale della festa eterna in cielo.
 
Bisogna sapere che questo atteggiamento non è senza effetti, anzi che ha effetti negativi pesanti, tutto il “buonismo” attuale non può cancellare le parole del vangelo.
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