24. Chi vorrà salvare la propria vita la perderà - Zona Pastorale Borgo Panigale e Lungo Reno | Arcidiocesi di Bologna

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24. Chi vorrà salvare la propria vita la perderà

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Mt. 12

36 Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio;
37 poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato".
  

Se questa affermazione di Gesù fosse presa sul serio dovremmo essere circondati dal silenzio, un po’ come gli eremiti. Invece siamo circondati da un fiume di parole, molto spesso parole dette tanto per passare il tempo, per far delle chiacchere.  
 
Dobbiamo pensare che allora per quelle la pagheremo molto cara? O è Gesù che esagera o povere donne e anche qualche uomo!
 
L’aggettivo “argon” usato nel testo greco del vangelo per dire “inutile” ha il significato di “senza fondamento, senza importanza, vuoto”.
 
Lo stesso aggettivo definisce nella lettera di S. Giacomo la fede che non ha opere: è “vana”.
 

Anche gli operai che stanno “oziosi” sulla piazza senza far nulla (Mt 20, 3-6) sono definiti con questo aggettivo.
 
Quali sono allora le parole che intende il Signore se ragionevolmente dobbiamo pensare che non siano veramente le chiacchere innocenti?
 
Sono quelle parole che diciamo e che dimostrano il vuoto e l’aridità del cuore e che, per questo, possono diventare false, ingiuste, cattive.
 
Su queste e non sulle chiacchere saremo giudicati.
 
Il giudizio riguarderà più quello che siamo stati che quello che abbiamo detto.
 
Alcune nostre parole e azioni sono errori che rivelano la nostra fragilità umana e quindi sono perdonabili, altre invece rivelano il fondo non convertito del nostro animo, vuoto, corrotto, cattivo.
 
Su queste saremo giudicati, perché rivelano la nostra inconsistenza morale.
 
L’affermazione di Gesù non è affatto in contrasto con la S. Scrittura, non è un’esagerazione.
 
Gesù afferma che saremo giudicati in base alle opere di carità (Mt 25, 31-46) ed è anche quanto Paolo afferma nella lettera ai Romani  “Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere” (Rm 2, 6).
 
Le parole calunniose o aggressive sono opere malvagie, ed esprimono ciò che sta all’interno del cuore della persona, sono indice della sua malvagità.
 
 

Allora i chiacchieroni possono stare tranquilli? Non troppo! L’eccessiva verbosità non è una virtù, e il troppo parlare induce in errori, in giudizi, e a volte conduce a creare danni imprevedibili.
 
Una buona educazione della lingua non è mai fuori luogo.
 
 

Molti santi o parlavano di Gesù o tacevano.
 
Il beato Pietro da Siena, che era un commerciante, si limitava a dire il prezzo dei suoi prodotti e poi stava in silenzio!
 
 
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