26. Chiunque si adira sarà condannato - Zona Pastorale Borgo Panigale e Lungo Reno | Arcidiocesi di Bologna

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26. Chiunque si adira sarà condannato

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Mt. 18

6 Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.
7 Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
8 Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.
9 E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
10 Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
11 È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto.
 
Mc. 9

42 Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.
43.44 Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
45.46 Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.
47 Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,
48 dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

 
Lc. 17

1 Disse ancora ai suoi discepoli: "È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono.
2 È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.
3 State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli.

Queste parole sono impressionanti, terribili, veramente dure. Chi di noi può dire di non aver mai scandalizzato qualcuno col suo comportamento, magari lo si fosse fatto anche involontariamente?
 

 
Sia Matteo che Luca, infatti, precisano che gli scandali sono inevitabili e Luca invita anche a stare attenti a sé stessi, scandalizzare chi ci è vicino, quindi, non è da ritenersi né difficile, né raro.
 

 
Ma cosa si intende per scandalo e chi sono i piccoli da preservare dagli scandali?
 
Nel pensiero corrente lo scandalo è un comportamento contrario alla morale, prevalentemente quella sessuale, tale da turbare la coscienza degli onesti.
 
Certamente questo concetto deve essere allargato: scandalosi sono anche certi comportamenti finanziari, politici, malavitosi o violenti, e persino certe leggi sono scandalose.
 
Il concetto biblico di scandalo, che si deduce dai termini con cui lo si indica, assomiglia al nostro “ostacolo”, “inciampo”.
 
Lo scandalo è ciò che impedisce di camminare correttamente, che rischia di far cadere.
 
In senso biblico “camminare” equivale a “vivere”, nel senso che la vita è un “cammino verso Dio”, oppure che “la fede è un cammino verso Dio”, dunque in senso biblico lo scandalo è un atto grave, che mette in pericolo ciò che è sostanziale per l’essere umano: la vita, la fede.  
 
Il nostro comportamento può impedire il cammino essenziale del nostro prossimo.        
 

 
Un po’ paradossale è il fatto che lo scandalo, che certamente come azione sbagliata mette in discussione il cammino di chi la compie, è ancor più pericolosa per i “piccoli” che lo subiscono.
 
Se Marco invita a non aver nessun riguardo verso sé stessi sino ad “amputarci” ovvero “separarci violentemente” “senza vie di mezzo” da ciò che ci scandalizza dei nostri atti, nel confronto dei “piccoli” spettatori la situazione è ancor più grave, estremamente grave, è meglio per noi morire che scandalizzare.
 
Nel lessico biblico che abbiamo appena imparato: è meglio per noi interrompere il cammino verso Dio, fatto gravissimo che mette a rischio la vita eterna, piuttosto che scandalizzare un “piccolo” e danneggiare ulteriormente un suo cammino verso il Padre.
 

 
Chi sono i “piccoli”?
 

 
Matteo ci dice che sono coloro i cui angeli custodi sono sempre davanti a Dio. Significa che i piccoli sono quelle persone la cui condizione mette in moto la più ampia misericordia di Dio, sono coloro su cui si appunta l’attenzione di Dio.
 
Sono i deboli nella fede, sono coloro che stentano ad avviarsi sulla via della vita, dell’incontro con Dio attraverso Gesù.
 
Dunque “scandalizzarli” significa complicare un loro cammino già difficile seppur fondamentale.
 
Se confrontiamo allora il concetto di “scandalo” con il più importante precetto sociale del cristianesimo “ama il prossimo tuo come te stesso” (Mc 12, 31), allora si comprende come lo scandalo sia il più grave tradimento che si possa compiere nei confronti dei fratelli deboli, quelli verso cui la nostra attenzione, la nostra fraternità, dovrebbero essere le più ampie e le più pronte.
 

 
Non infrequentemente può accadere che la nostra mancanza di attenzione e solidarietà verso i “piccoli” ha come scusante formale che loro ci scandalizzano, il loro comportamento non ci piace, la loro vita è deviata, la loro morale è fuori controllo. Ma proprio per questo dovrebbero essere al centro delle nostre attenzioni, come sono al centro delle attenzioni di Dio.
 
Lo scandalo più scandaloso è quello di arrivare a concludere che i “piccoli” si arrangino, se sono così è colpa loro, peggio per loro.
 
Attorno a noi ci sono infinitamente più poveri nella condotta di vita verso Dio, che poveri nel portafoglio. Anche noi ogni tanto siamo stati in questa condizione, eppure siamo stati perdonati dalla Chiesa, cioè dai nostri fratelli tramite colui che li rappresenta, il sacerdote. (Lc 17, 3)
 

 
Ignorare le difficoltà in cui tutti camminiamo significa ignorare che noi tutti, in quanto battezzati e cresimati, siamo al servizio di colui che: “è venuto a salvare ciò che era perduto” (Mt 18, 11).
 
Era perduto, ed ora non lo è più se tra noi vige la carità, e la carità non si scandalizza di nulla e non si considera in grado di giudicare, ma cerca solo di aiutare tutti.   
 
Se con sincerità unita a fraterna comprensione camminiamo insieme, possiamo sì riconoscere le nostre tante effettive manchevolezze, ma anche riconoscere che la santa Trinità ha per noi sentimenti tali di comprensione e misericordia per cui nessuno è al di fuori di una possibile salvezza se si pente. (Lc 17, 3) Perché possa pentirsi dinnanzi a Dio occorre innanzi tutto che non sia colpito e ferito dalla nostra incomprensione umana e cristiana.
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