32. Chi è il mio prossimo? - Zona Pastorale Borgo Panigale e Lungo Reno | Arcidiocesi di Bologna

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32. Chi è il mio prossimo?

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Lc. 10

25 Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?".
26 Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?".
27 Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso".
28 E Gesù: "Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai".
29 Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?".
30 Gesù riprese:
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.
32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.
33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.
34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
35 Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.
36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?".
37 Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va’ e anche tu fa’ lo stesso".

La domanda iniziale del dottore della legge è un po’ sorprendente, proprio per la sua qualifica è chiaro che la risposta la conosce a perfezione e, infatti, sollecitato da Gesù risponde con esattezza tanto che Gesù approva la risposta.
 
Però la domanda vera che voleva porre il dottore della legge è la seconda: “Chi è il mio prossimo?”
 
Ci può sembrare una richiesta strana, ma ai tempi di Gesù gli ebrei non erano concordi su quale fosse l’estensione del rapporto di prossimità e circolavano molte opinioni variamente restrittive: chi considerava prossimo solo gli appartenenti alla stessa setta ebraica, chi tutti gli ebrei, chi tutti gli abitanti in Israele anche se non ebrei, ma certamente nessuno considerava come prossimo uno straniero o addirittura un nemico.
 
La domanda è dunque maliziosa, vuol mettere in difficoltà Gesù che se risponde secondo uno dei vari convincimenti popolari certamente si inimicherà qualcuno.
 
La risposta di Gesù, formulata tramite un racconto esemplificativo, è totalmente fuori dai canoni comuni del tempo. Chi si comporta come prossimo del malcapitato viandante è un suo nemico!
 
L’amore al prossimo, che è il mezzo per ottenere la vita eterna, è un amore senza confini, non conosce barriere, non conosce convenienze politiche, addirittura sovverte le regole religiose rappresentate dal sacerdote e dal levita, che ignorano il ferito facendo prevalere alla carità urgente la legge di purità che impediva loro di toccare il sangue.
 
Il dottore della legge ammette d’aver compreso l’insegnamento di Gesù, ma probabilmente non l’approva perché non ha il coraggio d’affermare apertamente che colui che si è comportato come prossimo è un Samaritano, un nemico, un miscredente quasi idolatra, detestato dagli ebrei.
 
La vicinanza al prossimo richiede di superare ogni barriera, anche quelle che sono ben radicate nei giudizi e pregiudizi della società e del nostro cuore.   
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