35. L'uomo non separi ciò che Dio ha unito - Zona Pastorale Borgo Panigale e Lungo Reno | Arcidiocesi di Bologna

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35. L'uomo non separi ciò che Dio ha unito

La zona pastorale > Ambito catechesi
Mt 9
3 Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?".
4 Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:
5 Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?
6 Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi".

La Legge ebraica permetteva il divorzio, per meglio dire il ripudio che l’uomo poteva decidere autonomamente se trovava in sua moglie “qualcosa di indecoroso”.
Vi erano due tendenze tra i rabbini, una più restrittiva che prevedeva il ripudio solo in caso di adulterio e l’altra più generica che lo permetteva per qualsiasi motivo.
La domanda che viene rivolta a Gesù è intesa a comprendere quale sia la sua interpretazione di questa controversia rabbinica, dunque era scontato che il ripudio fosse comunque concesso.
La risposta di Gesù è una grossa sorpresa perché addirittura contraddice la Legge di Mosè.
Gesù esclude ogni pratica divorzista perché contraria alla volontà creatrice di Dio e alla realtà originaria del matrimonio. I due, creati diversi, liberamente si uniscono in un solo corpo, formano l’unione di una sola nuova realtà a tutti i livelli, morale, affettivo, fisico.
L’unione matrimoniale è anche il simbolo umano dell’unione divina tra Gesù Cristo e la sua Chiesa, una realtà che non conosce alcuna lacerazione perché è mantenuta sempre viva dalla volontà salvifica che è la caratteristica principale di Gesù.
Da questo gli sposi cristiani, che vivono all’interno dell’amore di Gesù Cristo per la Chiesa, traggono l’esempio e la forza per condurre la loro unione. Sempre pronti a rigenerarla, a proseguirla, a riempirla di ogni lieta speranza.

Per Gesù, quindi, l’indissolubilità del matrimonio non è una clausola giuridica da porre in calce ad un contratto, ma è invece un’esigenza inderogabile con la quale gli sposi cristiani debbono confrontarsi e verificare la propria volontaria fedeltà.
Non si deve nemmeno dimenticare che il comandamento dell’amore al prossimo ha la sua radice proprio nell’amore al coniuge che è il più prossimo.
Se mancasse questo mancherebbe dunque anche il presupposto dell’intera vita cristiana.     
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