38. Sia il vostro parlare sì sì, no no
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Mt 5
33 Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti;
34 ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio;
35 né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re.
36 Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.
37 Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
34 ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio;
35 né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re.
36 Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.
37 Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
Ci sono poche parole nel vangelo così prese poco sul serio come queste, ma aggiungo, anche così poco comprese nel loro significato.
Se pensiamo che a volte si è obbligati a giurare, ad esempio in un processo, e persino a giurare proprio sul vangelo che lo proibisce, si comprende bene quale sia la profondità del paradosso.
Ai tempi di Gesù tra gli ebrei si era soliti chiamare Dio come testimone del fatto d’aver detto il vero ed è a questa consuetudine che Gesù si riferisce.
Se si ascolta con attenzione Gesù, però, egli non ci ordina solo di non giurare chiamando Dio come testimonio, ma di non giurare mai per nessun motivo. Perché?
Perché se noi siamo sinceri e affermando o negando diciamo la verità, che bisogno c’è di giurare che siamo sinceri? La verità è quella che è, non c’è bisogno d’aggiungere altro.
Gesù ci invita, anzi ci ordina, di mantenere dei rapporti di sincerità assoluta, dei rapporti fraterni dove la reciproca fiducia non si basa su rassicurazioni verbali, ma sulla reale coerenza tra le parole e i fatti, sull’esperienza reciproca della lealtà dimostrata.
Questo è vivere da suoi discepoli.
Gesù ci ammonisce anche che nelle lunghe spiegazioni, nei complicati discorsi fatti per convincere, si cela l’insidia del demonio, di colui che solamente è bugiardo. Per dire la verità bastano poche parole, molto spesso solo un sì o un no.
Meglio essere semplici nei discorsi, così è più facile essere veramente sinceri.