44. Il calice della passione - Zona Pastorale Borgo Panigale e Lungo Reno | Arcidiocesi di Bologna

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44. Il calice della passione

La zona pastorale > Ambito catechesi
Mc 14

36 E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu".

La metafora del calice da bere, che rappresenta la necessità di accettare la propria sorte, era di uso assai frequente nell’antichità.
Si parlava del calice della sofferenza, ma talvolta anche del calice della consolazione.
In ambedue i casi si tratta comunque di accettare un calice preparato per noi da Dio. Nel caso di Gesù è quello della passione e della morte.
Gesù sa bene che cosa l’aspetta, si sente spaventare e chiede al Padre che quel calice gli sia risparmiato. Era l’invocazione della sua umanità, del tutto uguale alla nostra, che si rimetteva alla volontà del Padre davanti alla durezza della prova.
Che Gesù abbia manifestato i suoi pensieri profondi di fronte al dolore è di grande importanza per noi, perché non pensiamo che l’umanità di Gesù sia stata diversa dalla nostra.
Mai nessuna volontà umana è stata tanto vicina e, allo stesso tempo tanto lontana, da ciò che le era stato preparato. Vicina perché Gesù voleva assolutamente essere il nostro Salvatore, lontana perché per ottenerlo avrebbe dovuto patire orrendamente.
Il Padre non intervenne per impedire una manifestazione così brutale della malvagità umana, Gesù si è sentito in loro balìa, e il Padre, che lo ama immensamente, non ha posto un freno a quella perversità, ha lasciato che Gesù sperimentasse fino in fondo cosa vuol dire appartenere all’umanità.
Proprio da quel punto estremo ha detto: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”, proprio da laggiù ha confermato di amarci totalmente.

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